Per la prima volta da maggio 2002, il è salito sopra il livello di 113, sostenuto dalle aspettative che la Federal Reserve rimarrà ancora molto aggressiva nella lotta all’inflazione, anche a rischio di innescare una recessione economica.
La Fed ha alzato i tassi di interesse di 75 punti base per il terzo incontro consecutivo mercoledì, prevedendo che i tassi raggiungeranno il picco del 4,6% l’anno prossimo. Non sono previsti tagli fino al 2024, e questo ha smorzato ogni speranza di vederla più “accomodante” nel medio termine.
Anche l’atteggiamento molto aggressivo delle altre banche centrali mondiali fa intravedere sempre più da vicino il rischio recessione, e questo alimenta la corsa al dollaro nella sua qualità di valuta rifugio.
Il ha guadagnato oltre il 3% durante la settimana, registrando la sua migliore performance settimanale da marzo 2020.
Il guadagni del biglietto verde sono stati su tutta la linea, ma i balzi più pronunciati sono state contro la sterlina britannica (GBPUSD) tra le preoccupazioni per il costo dei massicci piani di sostengo della nuova premier Liz Truss.
Il cambio con l’euro () scivola sotto 0,97, livello più basso dal 2002, poiché i dati in arrivo hanno mostrato che la flessione dell’Eurozona si è aggravata a settembre con l’intensificarsi delle pressioni sui prezzi. L’attività commerciale si è contratta per il terzo mese consecutivo e gli indicatori previsionali indicano che il calo sta prendendo ulteriore slancio nei prossimi mesi.