Si fa sempre più grave la situazione della Turchia: l’inflazione corre ancora, S&P taglia il rating del paese e la Lira sta per aggiornare i minimi storici contro il dollaro.
La giornata shock per il Paese governato da Erdogan comincia con il dato sui prezzi di settembre. L’inflazione sale per il 16esimo mese di fila e tocca un nuovo massimo da 24 anni dell’83,5% a settembre, poiché il basso potere d’acquisto della Lira acuisce la pressione sui prezzi dovuta all’aumento dei costi energetici (che la Turchia deve importare).
Su base mensile i prezzi al consumo sono aumentati del 3,1%, accelerando di nuovo dopo l’aumento dell’1,5% del mese precedente.
Intanto l’agenzia S&P Global Ratings ha rivisto il rating del credito sovrano a ‘B’ rispetto al precedente ‘B+’ e ha assegnato un outlook stabile. L’agenzia motiva la scelta con le preoccupazioni per la politica monetaria estremamente espansiva del paese.
Effettivamente, nell’ultimo anno la CBRT ha tagliato i tassi di interesse di 700 punti base, nonostante la corsa shock dell’inflazione. S&P ritiene che impostazioni fiscali e monetarie altamente accomodanti rischino di minare ulteriormente la fiducia nella lira come riserva di valore, in un contesto di inasprimento delle condizioni di finanziamento globale.
Non stupisce quindi che in questo contesto la Lira stia continuando a scendere. Il cambio USDTRY è salito verso 18,6, non lontano dal massimo storico di 18,78 toccato a settembre.
Nell’ultimo anno il cambio è schizzato verso l’alto di circa il 110%.
Poco tempo fa la banca centrale turca ha inaspettatamente ridotto ancora il tasso di interesse di 100 punti base, portandolo al 12%. Inoltre, il presidente Erdogan ha segnalato che sono auspicabili ulteriori tagli dei tassi per stimolare la crescita e le esportazioni.