Dopo una sfilza di illogici tagli al costo del denaro, la Banca centrale turca ha lasciato invariato il suo tasso chiave al 9% nella riunione di dicembre.
Era una decisione attesa dal mercato, che tuttavia non sa mai cosa aspettarsi dalla politica monetaria turca.
Da settembre dello scorso anno, la CBRT ha tagliato il tasso chiave di 1000 punti base, su pressione del presidente Erdogan e nonostante i feroci balzi avanti dell’inflazione, che ha raggiunto il livello dell’85,5% a ottobre, il più alto dal giugno del 1998.
Tuttavia l’ultimo report sui prezzi – di novembre – ha evidenziato la prima frenata in 18 mesi. Il tasso di inflazione è sceso all’84,4%.
Guardando alla crescita, la banca ha affermato che gli indicatori anticipatori per il trimestre in corso indicano un rallentamento, a causa dell’indebolimento della domanda estera.
Nel frattempo la Lira turca continua ad essere molto debole rispetto al dollaro.
Il cambio a ottobre ha superato la soglia dei 19, toccando il massimo storico. Da allora c’è stato un lieve calo, ma siamo comunque poco al di sotto di quella soglia.
A pesare sulla valuta è la politica politica non ortodossa di taglio dei tassi della banca centrale, in un contesto di prezzi in rialzo e squilibri commerciali.