Le prospettive riguardo alle mosse della BCE e della FED stanno continuando a spingere l’euro, che nel corso dell’anno appena passato ha perso il 7% rispetto all’USD.
Il cambio ha toccato anche il minimo ventennale di 0,96 a settembre, quando era data per certa una forte recessione economica, anche a causa della guerra in corso in Ucraina.
La valuta unica continua a viaggiare in prossimità di quota 1,07 (), rimanendo vicino al livello più alto da giugno. Gli investitori metabolizzano l’atteggiamento ancora aggressivo delle due banche centrali.
La BCE ha alzato i tassi di 50 punti base a dicembre e ha affermato che i tassi dovrebbero continuare a salire a un ritmo significativamente costante per affrontare l’inflazione. Dal canto suo la Fed ha effettuato un aumento del tasso di interesse di 50 punti base, spingendo i costi di indebitamento al livello più alto dal 2007 e accennando a un picco del tasso del 5,1% l’anno prossimo, al di sopra delle proiezioni precedenti.
Intanto sul fronte della Eurozona è stato rilascisto il dato S&P Global Eurozone Manufacturing PMI, che è stato confermato a 47,8 a dicembre, al di sopra del 47,1 del mese precedente e indicando la flessione più debole del settore da settembre, poiché le pressioni inflazionistiche si sono allentate e le catene di approvvigionamento hanno continuato a stabilizzarsi.