Il prezzo del petrolio si è rimesso a correre, dopo la ritorsione a sorpresa della Russia contro le sanzioni occidentali.
Il ministro dell’energia Alexander Novak ha annunciato che la Russia taglierà la produzione di 500.000 barili al giorno a marzo, il 5% della produzione totale, in risposta al divieto europeo sulle importazioni marittime e ai limiti di prezzo per i prodotti petroliferi russi.
La decisione ha provocato un’ondata di volatilità nei mercati petroliferi. Il benchmark è schizzato in prossimità degli 80 dollari al barile (ma li ha anche superati), mentre il sale verso gli 86 dollari, dopo aver guadagnato circa il 9% nell’ultima settimana.
Sul prezzo di e si sentono anche le preoccupazioni crescenti per la scarsità delle forniture globali, visto che la domanda in Cina è destinata a riprendersi. L’Arabia Saudita, il principale esportatore mondiale, ha aumentato i prezzi del greggio per i mercati asiatici per la prima volta in sei mesi, ultimo segnale che la domanda potrebbe essere pronta a rimbalzare sulla probabilità di maggiori importazioni dalla Cina.