La settimana del petrolio si chiude con un brusco calo di prezzo, che amplifica il già debole andamento degli ultimi giorni. Alla fine e stanno perdendo oltre il 5% settimanale, a causa di diversi fattori che preoccupano soprattutto dal lato della domanda.
L’andamento delle economie non suscita grande ottimismo, e il timore di una recessione rimane sempre vivo, soprattutto dopo che le banche centrali hanno ricominciato a mostrare un volto aggressivo ai mercati.
FED e BCE potrebbero andare ancora avanti con i tassi alti, il che significa deprimere la crescita economica e di conseguenza penalizzare la domanda di petrolio.
Tutto questo mentre le scorte continuano a salire. L’ultimo rapporto EIA ha mostrato infatti che gli stock di oro nero degli Stati Uniti sono aumentati di 16,2 milioni di barili la scorsa settimana, il livello più alto dall’inizio di ottobre.
I futures sul greggio sono scesi a circa 75 dollari al barile, mentre il si aggira attorno quota 82 dollari.
I prezzi sono sotto pressione anche perché il governo degli Stati Uniti ha annunciato l’intenzione di liberare 26 milioni di barili di petrolio dalle riserve strategiche.
A limitare il ribasso del prezzo del barile sono le previsioni di AIE e OPEC riguardo alla domanda nel 2023, soprattutto per via di un maggiore consumo dalla Cina.