I prezzi del petrolio hanno marciato al rialzo questa settimana, nonostante lo scossone legato alle voci di uscita (poi smentite) degli Emirati Arabia dall’OPEC.
Il si è riavvicinato alla soglia degli 80 dollari al barile, mentre il ha superato 85.
Proprio in chiusura di settimana, si erano diffusi rumors riguardo alla intenzione degli Emirati Arabi di dire addio all’Opec. Questo aveva provocato un improvviso calo delle quotazioni di e per circa il 3%, ma dopo le smentite di fonti qualificate (per quanto anonime) c’è stato un rimbalzo.
A governare l’andamento de prezzi ci sono le persistenti preoccupazioni riguardo ad un deficit di offerta. Mentre la Russia ha annunciato un taglio all’export dai suoi porti occidentali fino al 25% a marzo, gli investitori si aspettano anche che le importazioni di petrolio dalla Cina raggiungano un livello record nel 2023 a causa dell’aumento della domanda di carburante per i trasporti e con l’entrata in funzione di nuove raffinerie.
Sull’altro fronte, si teme però un calo della domanda, provocato dalla frenata economica che sarebbe innescata dalle mosse ancora aggressive delle banche centrali.
Nel frattempo l’ultimo rapporto EIA ha mostrato che le scorte di greggio degli Stati Uniti sono aumentate di 1,166 milioni di barili la scorsa settimana, molto più delle previsioni di mercato per un aumento di 457.000 barili.
Tra timori e incertezze, i prezzi di e continuano così a oscillare da tre mesi all’interno di un range di 8-10 dollari al barile. Un paio di settimane fa si trovavano sul limite inferiore di questo intervallo, questa settimana invece si sono riavvicinati a quello superiore.