Malgrado le turbolenze innescate dal crac della SVB e dai problemi di Credit Suisse, la Bce ha deciso di alzare i tassi d’interesse di 50 pb, portando il costo del denaro al 3,50%, livello più alto dalla fine del 2008. Il tasso sui depositi sale al 3%, quello sui prestiti marginali al 3,75%.
La decisione è stata presa “a larga maggioranza“, mentre sono stati contrari “3-4 componenti del board”, ha spiegato la presidente della Bce Christine Lagarde nella conferenza stampa.
Riguardo al futuro, la Bce non ha inserito nel comunicato alcun riferimento ai tassi, lasciando aperta ogni ipotesi. La stessa Lagarde ha chiarito che “non è possibile in questo momento determinare su quale sentiero andremo avanti“.
I mercati ritengono tuttavia che la prossima stretta sarà molto ridotta, appena 15 punti base da qui a luglio, quando dovrebbe chiudersi il ciclo rialzista avviato da Francoforte.
I merito alle attuali turbolenze del mercato, la BCE rassicura i mercati dicendo di “non vedere una crisi di liquidità“, anche perché le banche dell’ Eurozona sono molto più forti grazie alle regole di Basilea 3 ed ai nuovi requisiti di capitale. Aggiugne comunque che la banca centrale “ha gli strumenti disponibili da attivare quando e se necessario“.
Circale previsioni sull’inflazione, la BCE prevede una media del 5,3% nel 2023, del 2,9% nel 2024 e del 2,1% nel 2025. Allo stesso tempo, le pressioni sui prezzi sottostanti rimarranno probabilmente forti e l’inflazione core dovrebbe ora attestarsi in media al 4,6% nel 2023, più alta che nel le proiezioni di dicembre.
Se da una parte la stretta vigorosa di 50 pb ha dato slancio all’euro, dall’altro gliel’ha tolto il fatto che la BCE non parli più di rialzi futuri dei tassi.
Il cambio risale così oltre quota 1,06, ma non trova ulteriore vigore per risalire contro il dollaro.