Come successo per tutti i mercati, anche quello petrolifero ha vissuto una settimana in altalena. Le turbolenze sul fronte bancario, le mosse delle banche centrali (a cominciare dalla FED) e le questioni strettamente attinenti al settore petrolifero hanno fatto viaggiare i prezzi su e giù, anche se alla fine e hanno chiuso il bilancio settimanale in leggero rialzo.
Il viaggia sui 73 dollari al barile, il rimane siui 69 e nell’ultimo mese di contrattazioni hanno perso quasi il 10%.
Dal lato dell’offerta, i segnali di una robusta fornitura dalla Russia hanno pesato sui prezzi, poiché il taglio precedentemente annunciato da Mosca sarebbe derivato da una base di produzione più elevata rispetto a quanto inizialmente indicato.
Dal lato della domanda, gli USA tramite il segretario all’Energia Jennifer Granholm ha dichiarato che sarà ‘difficile‘ rifornire le riserve strategiche quest’anno, facendo intendere che gli acquisti avverranno solo a prezzi ancora più bassi.
Di contro, c’è ottimismo sulla ripresa della domanda cinese.
Altri driver di prezzo per e sono il sentiment del mercato complessivamente depresso a causa delle turbolenze bancarie, e una Federal Reserve molto meno aggressiva, che potrebbe terminare presto la sua campagna di inasprimento.