Continua ad avanzare il dollaro USD, spinto da un mix di fattori ai quali si è aggiunto anche il contenuto delle minute dell’ultimo meeting di politica monetaria della FED (del 2 e 3 maggio), durante la quale ha alzato il tasso di interesse sui fondi federali di 25 punti base, portandolo in un intervallo compreso tra il 5% e il 5,25%, livello più alto da settembre 2007.
Dalla loro lettura emerge che i membri del comitato di politica monetaria sono divisi sulle prossime mosse: alcuni ritengono che sia giusto fermarsi con i rialzi, altri però credono che bisogna andare avanti per cercare di fermare la galoppata dell’inflazione, visto che i progressi continuano ad essere inaccettabilmente lenti.
Inoltre la banca centrale americana mantiene la previsione di una ‘lieve’ recessione nel 2023.
L’incertezza sul fronte di politica monetaria si somma a quella relativa al debito americano. I negoziatori sono ancora divisi sui limiti di spesa, e il segretario al Tesoro Janet Yellen ha accresciuto i timori avvertendo di un default ‘altamente probabile‘ all’inizio di giugno.
Un misto di paura e incertezza si è così diffuso sui mercati, spingendo il dollaro nella veste di bene rifugio.
Il è salito a 103,9, raggiungendo il livello più alto in due mesi, mentre il rendimento dei Treasuries a 10 anni è rimasto leggermente al di sopra del 3,7%, vicino al livello più alto da marzo.
Il cambio intanto scivola verso 1,075.