Ancora una volta la Banca centrale del Giappone (BoJ) ha rispettato le previsioni, mantenendo la politica monetaria ultra espansiva invariata. La Bank of Japan ha lasciato il tasso di interesse a -0,1%, mentre il limite massimo per il rendimento dei titoli di stato decennali rimane allo 0,5%.
Secondo il governatore Kazuo Ueda (che guida la BoJ da aprile), il rischio di un rialzo prematuro dei tassi potrebbe essere maggiore di un ritardo nella stretta monetaria. Per cui a fronte dell’incertezza ancora esistente sull’andamento dell’inflazione e le incognite relative alle prospettive salariali, la BoJ ha deciso di rimanere ultra-accomodante.
Secondo l’istituto centrale è probabile che l’inflazione scenda al di sotto dell’obiettivo del 2% nel corso dell’anno. Il ritmo dell’inflazione dei prezzi al consumo in Giappone è recentemente rallentato poiché il governo ha adottato misure per ridurre l’onere dei maggiori costi energetici.
Tuttavia, alcuni economisti ritengono che l’inflazione possa essere più sostenibile di quanto previsto dalla BoJ, dal momento che i prezzi al consumo, esclusi alimenti freschi ed energia, continuano a salire.
La decisione della banca centrale non ha aiutato lo yen giapponese, che si è indebolito. Il cambio è salito oltre 104,5 vicino ai massimi dallo scorso novembre.
Peggio ancora rispetto all’euro: il cambio è schizzato a 154,1, aggiornando i massimi di quasi 15 anni. In questo caso si avverte la divergenza rispetto alla mossadella BCE, che ha effettuato un altro rialzo dei tassi di 25 punti base e ha segnalato un ulteriore inasprimento.