Va in archivio una settimana molto debole per il mercato petrolifero. I timori riguardanti l’andamento futuro della domanda hanno spinto e verso un calo che si aggira sul 5% durante la settimana.
L’ulteriore inasprimento monetario (dopo FED e BCE hanno alzato i tassi le banche centrali di Regno Unito, Svizzera e Norvegia) e i messaggi aggressivi dei governatori hanno danneggiato le prospettive dell’economia globale, e di conseguenza quelle riguardo alla domanda di energia.
Inoltre, una serie di dati PMI provenienti dalle economie avanzate ha indicato un forte rallentamento delle attività manifatturiere e dei servizi, intaccando il sentiment del mercato.
Il è così sceso sotto 74 dollari al barile, mentre il si trova poco sopra 69 dollari.
Le preoccupazioni dal lato della domanda non riescono ad essere bilanciate dai segnali di limitazione dell’offerta, tra cui la diminuzione delle scorte di greggio negli Stati Uniti. I dati EIA hanno mostrato che le scorte di greggio statunitensi sono diminuite inaspettatamente di 3,8 milioni di barili la scorsa settimana, rispetto alle previsioni di un aumento di 0,33 milioni.
Neanche i tagli voluti dall’OPEC+ sembrano essere più sufficienti a tenere a galla il prezzo.