Dopo un periodo difficile, il petrolio si avvia alla terza settimana consecutiva con un rialzo, grazie a fattori che stano agendo tanto dal lato dell’offerta che della domanda. Tutto questo ha spinto le quotazioni verso i massimi da aprile.
Sul fronte dell’offerta, le interruzioni generate dal blocco del secondo più grande giacimento petrolifero della Libia (a causa delle proteste) si somma all’arresto della produzione in Nigeria. Ciò segue la riduzione dei flussi russi.
Il mercato globale dovrebbe contrarsi nella seconda metà dell’anno, a causa dei tagli all’offerta dall’Arabia Saudita e dalla Russia.
Dal lato della domanda, l’OPEC ha mantenuto una prospettiva positiva, alzando le previsioni di crescita per il 2023 e prevedendo un leggero rallentamento nel 2024, trainato dal forte consumo di carburante in Cina e India.
Anche i dati sull’inflazione statunitense più freddi del previsto hanno alimentato le speranze che la Federal Reserve possa avvicinarsi alla fine del suo ciclo di rialzo dei tassi, rafforzando il sentiment del mercato. Il Dollaro debole sorregge ulteriormente il prezzo del petrolio.
Il greggio WTI è arrivato intorno ai 77 dollari al barile, mentre il Brent si mentiene sopra gli 81 dollari.
Il prezzo del petrolio ha completato un pattern “testa e spalle“, chiaramente visibile sul grafico a 4 ore (H4). La rottura della “linea del collo (neckline) è avvenuto con un impulso da manuale: forte e molto direzionato.
(Fonte grafica: piattaforma di investimento )
La situazione di forza del mercato potrebbe legittimare aspettative di ulteriore apprezzamento in direzione degli 80.00 dollari, ma attenzione però perché siamo ormai prossimi a target di questo pattern, per cui bisognerebbe cautelarsi rispetto a eventuali marce indietro del prezzo.