Arrivano ancora segnali poco incoraggianti dall’economia cinese. Dopo il deludente report sull’attività manifatturiera di qualche giorno fa, anche il dato sul commercio internazionale ha evidenziato un calo marcato, finendo per indebolire ulteriormente lo Yuan.
Questo spinge il cambio fino a quota 7,24, sui livelli più alti da un mese a questa parte.
(fonte grafica piattaforma di trading )
Come detto, ad innescare questo calo sono i i dati su esportazioni e importazioni, che a luglio hanno registrato un calo a due cifre, scivolando al ritmo più ripido da febbraio 2020.
Le esportazioni sono diminuite del 14,5% su base annua, mentre le importazioni sono diminuite del 12,4%.
Il mese scorso, le autorità cinesi si sono impegnate a rafforzare il sostegno politico per rilanciare un’economia in crisi, ma la mancanza di piani concreti e misure energiche ha deluso i mercati.
Sul fronte della politica monetaria, la People’s Bank of China ha abbassato i principali tassi di interesse a breve termine a giugno per la prima volta in dieci mesi, ma ha deciso di mantenere i tassi invariati ai fixing di luglio.
Sul fronte valutario, il cambio è schizzato a 7,24, anche per via del contemporaneo rafforzamento del dollaro in un clima di mercato generalmente avverso al rischio.
(fonte grafica piattaforma di trading )
Quello che temevamo pochi giorni fa si è concretizzato: si è formato un pattern grafico di tipo PENNANT (di continuazione), dal quale il prezzo ha fatto breakout.
Avevamo previsto una possibile corsa al rialzo verso i massimi annuali oltre 7,25, che si sta puntualmente verificando (peraltro il target del pattern è ancora più alto).
Al ribasso occorre guardare al supporto fornito dalla EMA50.