Continua la fase di difficoltà del dollaro canadese, che ormai viaggia sui minimi di due mesi rispetto al dollaro statunitense. Sul loonie pesa un mix di timori relativi ai tassi di interesse, alla congiuntura economica e al sentiment di avversione al rischio sul mercato.
Intanto il mercato ha preso con decisione una direzione, perché dopo l’attraversamento della EMA50 e della EMA200 il messaggio ribassista è molto forte.
(fonte grafica piattaforma di trading )
Come detto, un insieme di fattori sta penalizzando il dollaro canadese. Anzitutto il clima di incertezza che avvolge l’economia globale, soprattutto dopo la brutta piega che riguarda la Cina. Si aggiunga la prospettiva concreta di una FED che manterrà i tassi di interesse elevati ancora a lungo, ha dato slancio al biglietto verde americano.
D’altro canto, con un tasso di inflazione annuale che in Canada è aumentato più del previsto a luglio, aumenta lapossibilità per la Banca del Canada effettui un altro rialzo dei tassi a settembre, che deprimerebbe ulteriormente la crescita dell’economia. Inoltre il Canada ha registrato il più grande deficit commerciale da novembre 2020, evidenziando l’entità dei deflussi netti di valuta nazionale dall’economia e esercitando pressioni sulla valuta nazionale.
Infine, i prezzi del petrolio sono scesi rispetto ai recenti massimi, aggiungendo un ulteriore carico di pressione sul CAD.
Il cambio tra il dollaro americano e quello canadese (USDCAD) è così salito oltre 1,35, il massimo di oltre due mesi. E’ evidente che il pattern grafico DOPPIO MINIMO ha svolto pienamente il suo ruolo di indicatore di inversione, visto che ci stiamo avvicinando al target di primo livello.
(fonte grafica piattaforma di trading )
Dal punto di vista tecnico, il quadro s’è fatto abbastanza chiaro per via del superamento della EMA50 e EMA200 poi. Al rialzo il prossimo ostacolo è la resistenza a quota 1,367.
Un recupero da parte del dollaro canadese avrebbe come primo obiettivo il riattraversamento della media mobile a 200 periodi.
