Dopo gli scivoloni della settimana scorsa, gli ultimi giorni sono stati decisamente fiacchi per le criptovalute. Basta guardare il bilancio settimanale della Top20 del settore, dove metà degli asset ha avuto variazioni inferiori ai due punti percentuale. Addirittura e sono rimaste invariate.
L’andamento recente delle criptovalute si lega alle incertezze riguardo alla politica monetaria della Federal Reserve. Aver alzato più volte i tassi di interesse per combattere l’inflazione ha ridotto l’attrattiva degli asset ad alto rischio come le criptovalute.
Dal simposio di Jackson Hole non sono arrivati messaggi rassicuranti, perché Powell ha fatto intendere che in autunno potrebbero esserci altre strette monetarie.
Un altro fattore frenante è la crociata della Securities and Exchange Commission (SEC), l’ente di vigilanza del mercato azionario americano, contro gli exchange di criptovaluta, accusati di violare le norme sui titoli.
Come dicevamo, non si è praticamente mosso dai 26 mila dollari, ossia dai minimi di giugno scorso.
La cosa va accolta anche bene, visto che il clima non è certo dei migliori. Anche dal punto di vista tecnico, si poteva temere anche di peggio dopo il recente breakout dal pattern bandiera e la contemporanea divergenza prezzo-RSI.
La prima crypto per capitalizzazione ha perso oltre la metà del suo valore da quando ha raggiunto il massimo storico di quasi 65.000$ nel 2021.
La fiacchezza ha riguardato tutto il settore. ha perso il 2% circa, lo 0,2%.
Settimana blanda anche per , nonostante l’evento di burning del 5% che ha ridotto la quantità totale di token in circolazione. Il prezzo resta oltre 0,5 dollari, ma non ha trovato slancio.