La crescita dell’economia statunitense procede più debole del previsto, e così il dollaro fa marcia indietro ( sotto la soglia di 103,00) perché cresce la prospettiva che la Federal Reserve chiuderà il ciclo di strette monetarie (almeno temporaneamente) .
Il primo dei tre appuntamenti chiave di questa settimana (gli altri sono quelli con l’inflazione PCE domani e i Non Farm Payrolls venerdì) evidenzia che l’economia statunitense è cresciuta del 2,1% annuo nel secondo trimestre, rispetto al dato preliminare del 2,4%. Il trimestre precedente aveva segnato una crescita del 2,0%.
Un’altra delusione è arrivata dall’occupazione ADP: le imprese private hanno assunto 177mila lavoratori ad agosto, il minimo in cinque mesi, deludendo le aspettative del mercato di un aumento di 195mila e dopo un aumento di 371mila rivisto al rialzo a luglio.
I segnali di sofferenza dell’economia dovrebbero indurre la FED ad un approccio più cauto a settembre. I mercati adesso ritengono molto probabile che la banca centrale congelerà i tassi di interesse, in attesa di dati ulteriori.
Questa prospettiva ha avuto subito conseguenze sul mercato valutario. Il si è affacciato sotto la soglia di 103,00, toccando il minimo di una settimana.
Ne ha approfittato l’euro (il cambio risale oltre 1,09), spinto a sua volta dai dati preliminari che indicano un aumento dei tassi di inflazione in Spagna e Germania.