Le preoccupazioni sulla tenuta dell’economia globale hanno impedito ai prezzi del petrolio di correre ancora più in alto, ma non hanno impedito a e di marciare verso un’altra settimana di guadagni.
Negli ultimi giorni il mercato petrolifero è stato scosso soprattutto dall’annuncio di Arabia Saudita e Russia riguardo ai tagli produttivi. Gli arabi estenderanno il taglio volontario della produzione di 1 milione di barili al giorno fino alla fine di dicembre. I russi invece estenderanno la riduzione delle esportazioni per 300.000 barili giornalieri fino alla fine dell’anno.
La mossa dei due paesi leader dell’OPEC+ hanno inasprito le prospettive dal lato dell’offerta. Peraltro entrambi i paesi hanno affermato che rivedranno mensilmente le decisioni per prendere in considerazione tagli più profondi o un aumento della produzione, a seconda delle condizioni di mercato.
Al tempo stesso ci sono tensioni anche dal lato della domanda. Gli utili dati macro evidenziano che l’economia globale è sofferente – soprattutto quella cinese – e questo offusca le prospettive di richiesta di petrolio.
Anche il calo delle scorte di greggio statunitensi (6,3 milioni di barili, molto più delle aspettative di 2,1 milioni di barili), evidenzia una situazione difficile.
In questi giorni il prezzo del sta oscillando attorno alla soglia dei 90 dollari, su livelli che non si vedevano da novembre. Il texano si è stabilizzato invece attorno 87 dollari, dopo una corsa ininterrotta durata nove giorni (la serie rialzista più lunga da gennaio 2019).