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PETROLIO, brusca inversione di rotta per BRENT e WTI: persi 10$ in pochi giorni

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La politica aggressiva delle banche centrali e le conseguenze sull’economia globale hanno innescato forti timori per la domanda di greggio

E’ stata una settimana nerissima per il petrolio, che dopo un mese di rialzi scende di 10 dollari in pochi giorni. Il e il hanno perso la soglia dei 90 dollari al barile, e adesso devono guardare in basso anche a quella degli 80 dollari.

Se negli ultimi tempi le limitazioni dal lato dell’offerta avevano innescato il forte aumento delle quotazioni, negli ultimi giorni le preoccupazioni dal lato della domanda sono diventate il tema dominante, tanto da innescare questo brusco ribasso per e .
A nulla è servita la decisione di questa settimana dell’OPEC+, che ha mantenuto la politica esistente sulla produzione: i tagli volontari alle forniture sono stati confermati fino alla fine dell’anno, in linea con la decisione dell’Arabia Saudita e della Russia.

La politica aggressiva delle banche centrali e le conseguenze sull’economia globale hanno però preso il sopravvento. Si teme che la domanda di petrolio si ridurrà notevolmente, come viene confermato dai segnali giunti dalle scorte USA, che sono aumentate indicando un consumo ridotto (La domanda di benzina statunitense ha raggiunto il punto più basso per questo periodo dell’anno dal 1998).

Inoltre la Russia ha consentito nuovamente le esportazioni di carburante diesel attraverso i porti dopo un recente divieto, ma le esportazioni di benzina sono rimaste limitate.

Mentre il viaggia attorno agli 85 dollari per barile, il oscilla sulla soglia degli 83 dollari. Nella sola giornata di mercoledì la flessione aveva superato il 5%, configurando il calo giornaliero più forte da oltre un anno.

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