Come era ampiamente previsto, la Federal Reserve ha lasciato fermi i tassi di interesse nell’intervallo 5,25%-5,5%, massimo degli ultimi 22 anni, per la seconda volta consecutiva.
Ha prevalso quindi la logica della cautela, perché anche se la FED avrebbe altro spazio di manovra per combattere l’inflazione, non si è voluto eccedere con la stretta monetaria per evitare scenari recessivi.
I politcy makers hanno comunque sottolineato che qualsiasi ulteriore inasprimento della politica monetaria deriverà dall’impatto cumulativo dei precedenti aumenti dei tassi di interesse, tenendo conto dei ritardi con cui la politica monetaria influenza l’attività economica e l’inflazione.
In conferenza stampa, il capo della banca centrale Powell ha segnalato che il dot-plot di settembre, in base al quale la maggior parte dei membri del Fomc prevedeva un ulteriore aumento dei tassi quest’anno, potrebbe non essere più accurato. Ha inoltre affermato che il FOMC non ha ancora discusso alcun taglio dei tassi, mentre l’attenzione principale rimane sulla necessità o meno della banca centrale di implementare ulteriori rialzi dei tassi.
Dopo la decisione della FED, l’indice del dollaro ha perso i guadagni maturati in precedenza uando si era avvicinato alla soglia di 107, vicino al livello più alto in 11 mesi.
Questo probabilmente proprio pe rle parole di Powell.
Invece il rendimento dei titoli del Tesoro USA a 10 anni ha prolungato il calo, scendendo di oltre 10 punti base al minimo di due settimane del 4,75%.