Per la terza settimana consecutiva il prezzo del petrolio ha viaggiato al ribasso (nonostante il rimbalzo avvenuto proprio prima del weekend).
Il viaggia sugli 81 dollari al barile, mentre il si mantiene sui 77 dollari.
Le preoccupazioni per potenziali interruzioni dell’offerta in Medio Oriente provocate dalla guerra tra Israele e Hamas, insieme alle incertezze sulla domanda statunitense e cinese, hanno contribuito alla pressione al ribasso della settimana.
L’EIA ha affermato che il consumo totale di petrolio negli Stati Uniti dovrebbe diminuire di 300.000 bpd quest’anno, un’inversione rispetto alla precedente previsione di un aumento di 100.000 bpd.
Gli ultimi dati hanno anche mostrato che le scorte di greggio statunitensi sono aumentate di quasi 12 milioni di barili la scorsa settimana, l’aumento maggiore dall’inizio del 2023, mentre le spedizioni russe hanno raggiunto il massimo in quattro mesi.
Altro fattore ribassista è la Cina, dove i dati sull’inflazione e sul commercio più deboli del previsto hanno danneggiato le prospettive della domanda nel principale importatore di greggio al mondo.
Analizzando il quadro tecnico del , si vede che l’attraversamento della Ema50 e Ema200 ha generato un forte messaggio ribassista.
(Fonte grafica: piattaforma di investimento )
Il prezzo potrebbe trovare sostegno in una zona di supporto sui 74,5-76, mentre più in basso c’è un altro cuscinetto a quota 72,5 euro. Ancora più in basso, si aprirebbe la strada verso i minimi annuali.
Una inversione rialzista potrebbe invece concretizzarsi con il superamento (almeno) della Ema200.