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L’inflazione rallenta in Europa e USA, il cambio EURUSD torna su 1,09

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La frenata dei prezzi è più accentuata di quel che si pensava, segno che le mosse aggressive delle banche centrali stanno dando i frutti sperati

Giornata importante dal fronte dell’inflazione. Sono stati pubblicati infatti i report dell’Eurozona e l’indice Pce americano, ossia la misura dell’inflazione preferita dalla Federal Reserve.
Sia dall’Europa che dagli Stati Uniti sono giunte notizie confortanti, perché la frenata dei prezzi è più accentuata di quel che si pensava, segno che le mosse aggressive delle banche centrali stanno dando i frutti sperati.

Secondo una stima preliminare, il tasso di inflazione nell’Eurozona è sceso al 2,4% su base annua, livello più basso da luglio 2021. Il mercato si aspettava una frenata al 2,7%. Anche il tasso core, che esclude la volatilità dei prezzi alimentari ed energetici, è sceso al 3,6%, segnando il suo punto più basso dall’aprile 2022 e inferiore alle previsioni del 3,9%.

Secondo il Bureau of Economic Analysis degli Stati Uniti, i consumi personali (PCE) sono aumentati dello 0,2% a ottobre (+0,7% nel mese precedente) e i consumi reali hanno decelerato al +0,2% da +0,3%. I redditi personali hanno registrato un incremento dello 0,2%, mentre il PCE price index core, misura dell’inflazione, evidenzia una variazione positiva dello 0,2% su mese (rispetto al +0,2% atteso e +0,3% registrato il mese precedente) e del 3,5% su anno (+3,7% il mese precedente, +3,5% le attese).

Dopo i dati da Europa e USA, il cambio tra valuta unica e biglietto verde è sceso anche al di sotto di 1,092 (EURUSD). Il mercato ritiene che entrambe le banche centrali abbiano chiuso il ciclo di strette, e potrebbero cominciare a tagliare i tassi nella prima metà del 2024.

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