L’ultima seduta settimanale è stata vissuta sull’altalena dal dollaro USD. Prima che Jerome Powell parlasse allo Spelman College di Atlanta, l’indice del dollaro era salito leggermente verso 103,6, dopo aver chiuso il mese di novembre con un calo del 3%, il peggior bilancio mensile del 2023.
Poi il presidente della FED è intervenuto, sottolineando che “sarebbe prematuro” concludere che la politica monetaria è già “sufficientemente restrittiva“. In sostanza, non è detto che i tassi abbiano raggiunto il loro picco, ma soprattutto non ci sono sicurezze su quando cominceranno i tagli al costo del denaro. “Siamo pronti a una ulteriore stretta se dovesse diventare appropriato“, ha detto Powell.
Tuttavia le parole di Powell non sono state molto diverse da quanto vanno dicendo diversi suoi colleghi da settimane, predicando prudenza e dicendo che che è prematuro dichiarare conclusa la battaglia contro l’inflazione.
Dopo l’intervento di Powell, l’indice del dollaro ha cancellato i guadagni iniziali attestandosi a 103,5, perché il mercato rimane convinto (quasi al 50%) che ci sarà una riduzione dei tassi già nel mese di marzo da parte della Fed.
Il rendimento dei titoli del Tesoro USA a 10 anni è intanto sceso al 4,2%, toccando quasi il minimo di 3 mesi.