Alla vigilia dell’atteso meeting della Federal Reserve, l’inflazione negli USA continua a rallentare, anche se i dati resi noti dal Bureau of Labor Statistics non hanno affatto sorpreso i mercati, che però diventano più cauti rispetto alla prospettiva di tagli al costo del denaro.
A novembre il tasso di inflazione annuale è stato il 3,1%, il livello più basso in cinque mesi (a ottobre era 3,2%). Il dato è in linea con le previsioni di mercato. Su base mensile i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,1%, rispetto alle aspettative di un dato piatto, e dopo essere rimasti invariati a ottobre.
Nel frattempo, l’inflazione di fondo è rimasta al 4% e il tasso mensile è salito allo 0,3% dallo 0,2%, in linea con le previsioni.
Il report sui prezzi non influenzerà la decisione della FED, che domani manterrà i tassi invariati al 5,25%-5,5% per il terzo meeting consecutivo, ma ha ridotto le aspettative per un allentamento aggressivo della politica monetaria il prossimo anno.
Le previsioni implicite negli swap indicano ora tagli per circa 108 punti base nel 2024, in leggero calo rispetto a prima della pubblicazione dei dati. La prima riduzione è comunque attesa a maggio.
Sul fronte valutario, il dollaro si sta muovendo poco rispetto all’euro () e rispetto ad un paniere di altre valute ( a 104).
I rendimenti dei Treasury a due anni, inizialmente in calo dopo il report, sono risaliti al 4,72%, quello dei titoli del Tesoro a 10 anni ha superato la soglia del 4,2%, rimanendo al di sopra del minimo di tre mesi a 4,12% toccato il 6 dicembre.