Nessuna sorpresa da parte della BCE, che ha deciso di mettersi in scia alla FED e confermare il costo del denaro. Il tasso sui rifinanziamenti principali resta fermo al 4,50%, il massimo degli ultimi 22 anni, quello sui depositi al 4% (record storico), e quello sui prestiti marginali al 4,75%.
E’ la seconda pausa consecutiva nel ciclo di rialzi cominciato a luglio 2022.
La BCE ha segnalato una conclusione anticipata del programma di acquisto di obbligazioni rimanente, il tutto come parte degli sforzi per combattere l’elevata inflazione. Il reinvestimento completo nell’ambito del PEPP terminerà il 30 giugno e che il portafoglio diminuirà di 7,5 miliardi di euro al mese fino alla fine del 2024.
Riguardo ai tagli al costo del denaro non sono state fornite indicazioni: “Non ne abbiamo parlato per niente“, ha detto la presidente Christine Lagarde al termine della riunione del Consiglio direttivo, spiegando che la Bce resta “dipendente dai dati“.
I policy maker europei si sono limitati a sottolineare che i tassi rimarranno a livelli sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario.
La BCE prevede che l’inflazione sarà in media al 5,4% nel 2023, al 2,7% nel 2024, al 2,1% nel 2025 e all’1,9% nel 2026. Rispetto all’esercizio di settembre, sono state riviste al ribasso le proiezioni per il 2023 e soprattutto per il 2024.
Il tasso core è visto leggermente più alto al 5,0% nel 2023, 2,7% nel 2024, 2,3% nel 2025 e 2,1% nel 2026. Durante la conferenza stampa, la presidente Lagarde ha detto ai giornalisti che i politici non hanno discusso di eventuali tagli dei tassi, ribadendo che le decisioni future dipenderanno dai dati.
Dopo il meeting della BCE, l’euro ha continuato a guadagnare terreno rispetto al dollaro. Il cambio è salito in orbita 1,10, su livelli che non si vedevano dal mese di agosto.
