In un sol giorno il mercato petrolifero brucia i guadagni di una settimana, dopo la decisione dell’Arabia di tagliare i prezzi e l’aumento della produzione da parte di alcuni paesi dell’OPEC.
Il prezzo del scivola così verso i 75 dollari al barile, mentre il si è affacciato addirittura sotto la soglia dei 70 dollari.
L’Arabia Saudita ha annunciato una riduzione del prezzo di vendita ufficiale (OSP) di febbraio del suo greggio primario Arab Light per l’Asia da 2 a 1,50 dollari al barile al di sopra del benchmark, al livello più basso degli ultimi 27 mesi. Questa mossa indica che anche il più grande produttore al mondo vede un declino della domanda all’orizzonte.
Allo stesso tempo, un sondaggio Reuters di venerdì scorso ha rivelato gli aumenti produttivi di Iraq, Angola e Nigeria che hanno spinto la produzione OPEC a 27,88 milioni a dicembre.
Queste mosse controbilanciano i timori di un calo dell’offerta per via delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente, cresciute dopo che il segretario di Stato americano Blinken ha avvertito che il conflitto di Gaza potrebbe estendersi a tutta la regione, se non verranno fatti sforzi concertati di pace.
Inoltre, negli Stati Uniti, gli impianti di trivellazione petrolifera sono aumentati a 501 la scorsa settimana e gli analisti prevedono più di 20 ulteriori impianti petroliferi quest’anno.