L’ultima settimana è stata leggermente positiva per il prezzo del petrolio, cresciuto nonostante il clima di grande incertezza legato alle tensioni in Medioriente e alle prossime mosse delle banche centrali.
A dare una spinta alle quotazioni di e sono state le nuove previsioni dell’Agenzia internazionale dell’energia. L’AIE ha rivisto la sua proiezione di crescita per il 2024 a 1,24 milioni di barili al giorno, in aumento di 180.000 bpd, citando il miglioramento della crescita economica e il calo dei prezzi del greggio nel quarto trimestre.
I volumi previsti dell’OPEC sono però molto maggiori: 2,25 milioni di barili al giorno in più nell’anno in corso e 1,85 milioni di barili in più nel 2025, arrivando così a 106,2 milioni. Tuttavia, il Cartello ha rivisto al ribasso la domanda del primo trimestre e ora prevede un gap di offerta meno rilevante per l’inizio di quest’anno.
Nonostante i tagli OPEC (che in teoria dovrebbero concludersi nel secondo trimestre del 2024), il mercato si trova in una situazione bilanciata, anche per la notevole crescita dell’output da produttori esterni all’OPEC, come il Canada, il Brasile, la Guyana e soprattutto gli Stati Uniti (la scorsa settimana hanno estratto la quantità record di 13,3 milioni di barili al giorno e le scorte sono calate più del previsto).
A tenere tonico il prezzo del barile sono anche le crescenti tensioni in Medio Oriente. Gli Stati Uniti hanno risposto agli attacchi Houthi alle navi lanciando ulteriori attacchi contro i loro obiettivi nello Yemen.
Il prezzo del petrolio si aggirava poco sotto i 74 dollari al barile, mentre il si trova vicino ai 79.