L’ultima settimana è stata contrastata per l’oro. Il prezzo del metallo pregiato ha innestato la marcia indietro, riavvicinandosi più verso i 1700 che non sui massimi dell’anno (18 maggio scorso a 1.764 dollari, livello più alto dal 2012). Anzi, qualche giorno fa è sceso fino a 1.670 dollari, sui minimi di un mese.
Oggi l’ sta riprendendo quota, ma gli investitori guardano con grande attenzione alle prossime mosse della Federal Reserve, il cui meeting è imminente.
Dopo mesi di quarantena e di lockdown, le economie si stanno riprendendo gradualmente. Alcuni dei timori degli investitori riguardo la ripresa si sono attenuati, e molti credono che si possa avere un percorso a V, ovvero una ripresa rapida. In tal senso i dati sul mercato del lavoro USA (venerdì scorso) sono stati una bella iniezione di ottimismo, sostenendo le aspettative di una rapida ripresa nell’economia globale.
Inoltre i rendimenti statunitensi sono cresciuti, aumentando il costo-opportunità di detenere oro.
Questo spiega perché i safe haven si sono deprezzati, e l’ è entrato in una fase di mercato laterale (tra 1660-1750$) da oltre un mese.
L’attuale ritorno dell’ oltre i 1700 dollari l’oncia, è frutto sia di un clima di maggiore prudenza in vista del meeting FED (ovvero una pausa dall’appetito al rischio), sia dell’azione degli investitori a lungo termine, che vedono i prezzi più bassi dell’oro come un’opportunità.
Come detto però, l’attenzione è rivolta soprattutto alla FED, che si riunisce oggi e domani. Gli ultimi dati macro USA – che fanno pensare a una ripresa più veloce del previsto – hanno eliminato la possibilità di tassi negativi, ma hanno pure aumenato le probabilità che l’istituto americano prenda tempo senza fare altre mosse, in attesa di capire se la ripresa sarà davvero così robusta come ci si auspica.