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PETROLIO, settimana nera per Brent e WTI

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Il prezzo del WTI texano è sceso verso i 72 dollari al barile, mentre il WTI ha perso la soglia degli 80 dollari al barile

L’ultima settimana è stata terribile per il petrolio. Le quotazioni di e hanno perso circa il 6%, a causa del venir meno delle aspettative di tagli immediati dei tassi di interesse USA, influenzati dai dati sull’occupazione negli Stati Uniti. Ciò significa che la crescita economica rimarrà sotto pressione, e quindi le prospettive per la domanda di greggio non potranno decollare.

Il prezzo del texano è sceso verso i 72 dollari al barile, mentre il ha perso la soglia degli 80 dollari al barile.

Nello scenario ribassista vanno inserite anche le continue preoccupazioni sulla ripresa economica della Cina, dopo che il Fondo Monetario Internazionale ha previsto un rallentamento della crescita al 4,6% nel 2024 e intorno al 3,5% nel 2028, con un ulteriore impatto sulla domanda di greggio.
Non da ultimo, una pressione ribassista l’ha esercitata anche la crescita inaspettata delle scorte di greggio negli USA nell’ultima settimana (+1,2 milioni di barili, contro attese per un decremento di 0,2 milioni).

Dal lato dell’offerta, un potenziale cessate il fuoco tra Israele e Hamas ha attenuato le preoccupazioni per i disagi nel Mar Rosso, perché una tregua dovrebbe fermare gli attacchi Houthi contro le navi mercantili.
Ma d’altro canto, la decisione dell’OPEC di mantenere la sua attuale politica di produzione dopo una revisione dei dati di novembre e dicembre, sostenendo tagli di 2,2 milioni di barili al giorno per il primo trimestre, ha messo sotto pressione le prospettive dell’offerta globale.

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