Il mese di marzo comincia con i fuochi d’artificio per il prezzo del petrolio, che sale sui massimi di 4 mesi (sia che sono oltre gli 80 dollari al barile).
A spingere la quotazione del greggio sono le speculazioni secondo cui l’OPEC+ estenderà i tagli all’offerta nell’imminente incontro di marzo almeno fino alla riunione ministeriale di giugno, per contribuire a stabilizzare il mercato.
Lo scorso ottobre il gruppo si è impegnato a tagliare 7,2 milioni di barili al giorno, che equivale a circa il 7% della domanda globale.
Il prezzo di e è sostenuto anche dalle persistenti tensioni in Medio Oriente, vista la grande incertezza che circonda i colloqui di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, e visto che gli attacchi Houthi in corso contro le navi del Mar Rosso hanno aggiunto un “premio” di rischio ai prezzi del petrolio (oltre a provocare azioni di ritorsione da parte degli Stati Uniti e di altri Paesi).
A mitigare il rialzo del petrolio è stato il report dell’EIA che ha mostrato un aumento maggiore del previsto delle scorte di greggio statunitensi, salite di 4,199 milioni di barili la scorsa settimana, a causa di un rallentamento nella lavorazione delle raffinerie.
Durante la settimana, i prezzi del petrolio sono aumentati di oltre il 5%, recuperando dalla perdita del 2,5% del periodo precedente. Il si è affacciato oltre la soglia degli 84 dollari, mentre il ha superato quella degli 80, come non succedeva dall’inizio di novembre.