E’ stata una settimana all’insegna dei record per le quotazioni dell’oro, che hanno chiuso al nuovo massimo storico a 2.192 dollari, superando brevemente anche la soglia dei 2.200 dollari per oncia.
Settimanalmente, il gold metal ha macinato guadagni per oltre 4%. Ma sono già diverse settimane che la corsa ha ripreso fiato, soprattutto dopo la rottura al rialzo della soglia dei 2mila dollari l’oncia, avvenuta a metà febbraio.
L’ultimo impulso è stato dato dal rapporto sull’occupazione USA (dati migliori del previsto, con una moderazione degli aumenti salariali) che ha rafforzato l’opinione che i tagli dei tassi di interesse potrebbero arrivare già a giugno (con una probabilità salita all’80%), aumentando così l’attrattiva verso un asset non redditizio come l’oro.
Il mercato dell’oro è fortemente rialzista da ormai sedici mesi a questa parte. L’oro ha guadagnato circa il 30% da fine 2022 quando era valutato 1.600 dollari l’oncia.
A sostenere la domanda di oro sono anche i massicci acquisti da parte delle banche centrali, che stanno rimpiazzando le riserve in dollari con quantitativi più ampi del metallo prezioso, anche a fronte delle tensioni geopolitiche e dei conflitti in corso nell’Est europeo ed in Medioriente, che spingono alla ricerca di beni rifugio.
Quello su cui ci si interroga è fin dove potrà spingersi il prezzo dell’oro?
Lo scenario resta molto favorevole, ma a breve potrebbe essere necessario un consolidamento. Anche perché a queste quotazioni sono entrati in ballo anche fattori tecnici e speculativi: segnali di mercato che stanno incoraggiano i fondi ispirati dal “momentum”, che si accodano alla tendenza e in questo modo la rafforzano.