Fattori di politica monetaria, di natura fiscale e geopolitica stanno appesantendo il real brasiliano, che si riavvicina ai minimi di un anno rispetto al dollaro statunitense.
La pressione sulla valuta sudamericana nasce soprattutto dalla divergenza di politica monetaria rispetto alla Federal Reserve.
Le dichiarazioni accomodanti del presidente della BCB Campos Neto hanno alimentato le aspettative che i tagli dei tassi in Brasile continueranno dopo la sforbiciata promessa a giugno. Anche perché gli ultimi dati sull’inflazione hanno mostrato una crescita al 3,93% annuo, meno delle aspettative e nettamente al di sotto del limite superiore di tolleranza fissato dalla banca centrale, ossia il 4,5%.
Al contrario, la solidità dell’economia statunitense e la nuova fiammata dell’inflazione, hanno accresciuto le probabilità che la Federal Reserve comincerà a tagliare i tassi soltanto a settembre.
Sul real brasiliano pesano anche i dati pessimistici sulle importazioni dalla Cina, che hanno danneggiato le prospettive di esportazione del Brasile, limitando gli afflussi di valuta estera. Brasilia ha segnalato che non sarà in grado di raggiungere un surplus di bilancio nel 2025, come precedentemente segnalato.
Non va dimenticato l’impatto delle tensioni geopolitiche, che ha innescato una forte pressione di vendita da parte delle valute più rischiose dell’America Latina, amplificando gli acquisti di dollari.
A causa di tutto questo, il cambio USDBRL viaggia oltre 5,25, mantenendosi vicino al minimo di un anno di 5,29, toccato il 16 aprile.
E’ dall’inizio dell’anno che la valuta sudamericana sta progressivamente perdendo quota rispetto al dollaro. In questi primi 4 mesi dell’anno, la svalutazione rispetto al biglietto verde di circa l’8%.