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PETROLIO, i dubbi sulla FED provocano un brusco calo di Brent e WTI

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L’ultima settimana si è chiusa con i due benchmark che hanno perso il 3%, toccando anche i minimi di tre mesi

Si è chiusa una settimana pesante per il mercato del petrolio, con le quotazioni di e che sono scivolate del 3% circa (toccando anche i minimi di 3 mesi), soprattutto a causa degli sviluppi riguardo alle prossime mosse delle banche centrali.

Nel corso degli ultimi giorni, una serie di dati macro ha ridotto le aspettative riguardo ai tagli dei tassi da parte della Federal Reserve. Anche se settembre continua a sembrare un orizzonte concreto, qualche incertezza in più è emersa. Inoltre, secondo gli ultimi verbali del FOMC, alcuni funzionari della Fed hanno menzionato la volontà di aumentare i tassi in caso di picchi di inflazione.

Le possibilità di tassi di interesse alti più a lungo comportano minore slancio per l’economia, e quindi per la domanda di petrolio a fini energetici.

Sul fronte delle scorte, i dati dell’EIA hanno mostrato un aumento a sorpresa la scorsa settimana, con le forniture a Cushing, in Oklahoma, che hanno toccato i livelli più alti da luglio. Tuttavia, c’è stata una nota positiva per quanto riguarda la domanda di benzina negli Stati Uniti, che ha raggiunto i livelli più alti da novembre, fornendo un certo supporto ai prezzi del petrolio in vista della stagione estiva statunitense.

I futures del greggio sono così scesi a 82 dollari, mentre il è finito sotto i 78 dollari per barile.

Adesso l’attenzione si sposta sulla riprogrammata riunione dell’OPEC+ del 2 giugno (precedentemente fissata per il 1° giugno). Gli operatori di mercato attendono potenziali estensioni del taglio della produzione da parte dei principali produttori per affrontare le preoccupazioni di un eccesso di offerta globale e sostenere i prezzi.

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