Le osservazioni accomodanti di Powell (capo della FED) contrapposte al tono aggressivo della Reserve Bank of Australia hanno spinto il dollaro australiano, che tocca i massimi di 6 mesi (), anche grazie ai dati positivi sulle vendite al dettaglio.
I verbali dell’ultimo meeting della RBA hanno evidenziato la preoccupazione per i rischi di inflazione al rialzo, sottolineando come i dati in arrivo hanno rafforzato la necessità per la banca centrale di rimanere vigile. La RBA non esclude cambiamenti futuri nell’obiettivo del tasso di interesse, il che significa che potrebbe alzare ancora il costo del denaro se ce ne sarà bisogno, perché portare l’inflazione al target rimane la massima priorità del consiglio.
Al contrario, ieri il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha affermato che i dati recenti indicano uno spostamento verso un trend disinflazionistico, anche se è necessaria maggiore fiducia sulle prospettive di inflazione prima di tagliare i tassi di interesse. I mercati ritengono ancora probabile che la prima sforbiciata al costo del denaro arriverà a settembre.
Inoltre sul fronte macro arrivano notizie positive per l’Australia. Le vendite al dettaglio sono aumentate dello 0,6% a maggio, superando le aspettative dello 0,2%. Anche i dati PMI di Judo Bank hanno mostrato un leggero miglioramento a giugno.
Questo scenario ha spinto il dollaro australiano sui massimi di 24 settimane. Il cambio è salito infatti oltre 0,67.
Da quando si è verificata la croce d’oro, ossia la Ema50 che sale oltre la Ema200, il dollaro australiano ha guadagnato circa il 3%.
Dopo aver messo nel mirino i massimi annuali, il dollaro australiano ha come prossimo livello di resistenza i massimi di dicembre oltre quota 6,86.