I dati macro resi noti in Nuova Zelanda riducono le probabilità di un taglio da partedella RBNZ, che si riunirà in meeting settimana prossima, e questo spinge al rialzo il dollaro kiwi rispetto a quello americano ().
Il tasso di disoccupazione nel Paese è salito al 4,6% nel secondo trimestre, rispetto al 4,4% rivisto del primo trimestre, ma è comunque inferiore alle previsioni di mercato del 4,7%. L’occupazione è aumentata dello 0,4% rispetto al trimestre precedente, battendo un calo stimato dello 0,2%, mentre l’inflazione salariale annuale è rallentata per il quinto trimestre consecutivo.
I dati sull’occupazione migliori del previsto hanno spinto gli operatori a ridurre le probabilità sul taglio dei tassi di interesse (si trovano al 5,5%) da parte della Reserve Bank of New Zealand la prossima settimana. Adesso una manovra accomodante è stimata al 60%, in calo rispetto al quasi 100% di ieri.
Sul mercato valutario questo ha spinto il dollaro neozelandese, che si è apprezzato fino a circa 0,601 (NZDUSD), il livello più alto in oltre due settimane. Il mese scorso il kiwi ha sofferto terribilmente la prospettiva di una divergenza politica tra RBNZ (che si pensava avrebbe tagliato i tassi) e la FED (che si pensava li potesse tenere ancora alti).
Ma lo scenario si è rovesciato negli ultimi giorni, consentendo al cambio di rimbalzare sulla resistenza a 0,585 (minimo di 8 mesi).
Occhio però al quadro tecnico che si è creato con la comparsa della “croce della morte” (ossia la Ema50 che scende sotto la Ema200), che solitamente porta un messaggio ribassista.