Si sta chiudendo il secondo mese consecutivo in discesa per il petrolio, con i prezzi di e che sono sotto la soglia degli 80 dollari al barile a causa delle persistenti preoccupazioni sulla domanda.
Le continue preoccupazioni per il rallentamento dell’economia cinese, che si prevede non riuscirà a raggiungere gli obiettivi di crescita, accrescono i timori di calo della domanda in Asia.
Ciò è in linea con le previsioni petrolifere recentemente abbassate delle principali banche, che citano problemi economici nei mercati chiave, cambiamenti nelle flotte di veicoli e una produzione lenta.
A evitare ulteriori cali del greggio sono le preoccupazioni per la scarsità dell’offerta globale, legate anzitutto alle tensioni che continuano ad aumentare in Medio Oriente. Si aggiunga il fatto che l’Iraq prevede di tagliare la produzione per compensare il superamento della quota OPEC+, e la recente sospensione delle operazioni in Libia in cinque terminali di esportazione chiave.
Un altro fattore rialzista sono le aspettative di un taglio dei tassi di interesse negli Stati Uniti il mese prossimo, cosa che dovrebbe dare impulso all’economia, e quindi alla domanda di petrolio.
Questo scenario ha alimentato la volatilità sul mercato, senza però scuotere granché la tendenza di fondo ribassista che dura da settimane. Il è scivolato sotto gli 80 dollari per barile, mentre il è nuovamente verso quota 76.
Inoltre, sia Goldman Sachs che Morgan Stanley hanno recentemente abbassato le loro previsioni sui prezzi del petrolio per il 2025, citando surplus attesi mentre la ripresa economica della Cina perde slancio.