L’ennesima giornata complicata per il petrolio si traduce nella discesa dei prezzi di e sui livelli minimi dallo scorso dicembre. Il primo benchmark del mercato scivola infatti sotto i 72 dollari per barile, mentre il secondo si affaccia sotto la soglia dei 70 dollari al barile.
Sull’andamento dei prezzi del petrolio incidono diversi fattori, a cominciare dal probabile ripristino delle forniture dalla Libia. Fino a pochi giorni fa, l’instabilità politica minacciava una possibile interruzione nella produzione di greggio, soprattutto dopo che il premier Abdul Hamid Dbeibeh aveva cercato di sostituire il governatore della banca centrale (che detiene miliardi di dollari di entrate petrolifere).
La possibilità di un accordo tra le fazioni in lotta ha ridotto questo timore, con conseguente diminuzione dei timori riguardo ai flussi di produzione petrolifera.
Sui prezzi di e incide però anche la preoccupazione per un’economia globale che non ingrana. I dati giunti dalla Cina e dagli USA fanno temere che nel prossimo futuro la domanda di greggio potrebbe non essere così robusta come si sperava.
Infine c’è la prospettiva che l’OPEC aumenterà la produzione di petrolio da ottobre, alimentando ulteriormente l’eccesso di offerta presente sul mercato.
Dal punto di vista tecnico, il passaggio della Ema50 sotto la Ema200 potrebbe inviare un ulteriore messaggio ribassista al mercato.