Le prossime mosse della Reserve Bank of Australia, che si riunirà in meeting settimana prossima, sembrano sempre più orientate verso il mantenimento dell’attuale livello dei tassi, dopo gli ultimi dati sull’inflazione australiana.
Nel terzo trimestre il tasso di inflazione ha rallentato al 2,8%, che segna un forte calo rispetto al 3,8% del trimestre precedente ed è anche più basso delle previsioni del 2,9%. Ciò riporta l’inflazione entro l’intervallo obiettivo della Reserve Bank of Australia del 2%-3%. Anche i dati sull’inflazione trimestrale e mensile sono diminuiti più del previsto.
Tuttavia, la media troncata annua dell’IPC, che è la misura dell’inflazione preferita dalla RBA, si è attenuata solo leggermente al 3,5%, che malgrado sia la crescita più debole in quasi tre anni, rimane ancora al di sopra della fascia obiettivo.
La RBA ha sempre evidenziato che l’inflazione core è troppo elevata per giustificare tagli immediati dei tassi, e che l’attuale livello del tasso di interesse è sufficientemente restrittivo da contribuire a riportare l’inflazione entro l’intervallo target del 2-3%.
Per questo motivo i mercati si aspettano che la banca centrale mantenga il costo del denaro al 4,35% (il massimo dal 2012) in occasione della riunione della prossima settimana, con il primo taglio dei tassi che potrebbe esserci solo nel prossimo anno (il mese più probabile è aprile).
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Dopo essere sceso al minimo di 11 settimane a quota 0.65, il cambio è risalito verso 0,67, ma rimane comunque nell’area più bassa vista dall’inizio di agosto. Nell’ultimo mese il cambio è sceso di oltre il 4% (influenzato soprattutto dalla recente corsa del biglietto verde americano), andando a tagliare la Ema200, che ha inviato un messaggio fortemente ribassista al mercato.
Intanto il rendimento dei titoli di stato australiani a 10 anni è rimasto stabile attorno al 4,5%.