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Cina, resta forte la pressione sullo Yuan. USDCNH oltre 7,23

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L’inflazione al consumo e quella alla produzione confermano lo stato di debolezza dell’economia del Dragone

Torna ad essere forte la pressione sullo Yuan cinese, che aggiorna i minimi di tre mesi rispetto al dollaro statunitense dopo l’esito elettorale negli States e la pubblicazione dei dati sull’inflazione in Cina.

A ottobre il Paese ha registrato un’inflazione al consumo dello 0,3% su base annua, livello più basso dal mese di giugno. Questo dato risulta inferiore sia alle aspettative del mercato che allo 0,4% del mese precedente.


Anche i prezzi alla produzione hanno continuato a diminuire, arrivando al 2,9% su base annua, rispetto al calo del 2,8% del mese precedente. Si è trattato del 25esimo mese consecutivo in discesa, oltre che della contrazione più marcata dal novembre 2023. Questo sottolinea la debolezza della domanda interna.

Nonostante gli sforzi di Pechino, l’economia del Dragone continua a inviare segnali di sofferenza. Settimana scorsa la Cina ha presentato un sostanziale pacchetto di debito da 10.000 miliardi di CNY, che però non hanno incluso iniziative dirette di stimolo, lasciando così gli investitori delusi.


Il cambio continua così a salire e giunge a 7,23, come non accadeva da inizio agosto. Inoltre il taglio della Ema200 ha inviato un chiaro messaggio rialzista al mercato.
Sulla valuta cinese la pressione è intensificata anche dalla forza del dollaro dopo la vittoria elettorale di Trump (il è schizzato a 105,6, livello più alto dall’inizio di luglio). I mercati prevedono che le politiche di Trump in materia di tassazione e deregolamentazione favoriranno le imprese e probabilmente spingeranno l’inflazione verso l’alto, limitando la capacità della Fed di abbassare i tassi di interesse.

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