Mentre continua senza sosta la corsa del biglietto verde americano, retrocede altrettanto rapidamente il dollaro canadese, con il cambio che si riavvicina sempre di più alla soglia di 1,4, già toccata a inizio novembre.
Un’ondata più ampia di acquisti di dollari USD, combinata con il crollo dei prezzi del petrolio e le preoccupazioni per la crescita cinese, stanno esercitando pressioni sulla valuta canadese.
Il dollaro statunitense continua a risentire dell’effetto Trump, perché le politiche fiscali espansive e quelle tariffarie sostenute dal tycoon, alimentano le aspettative per aumenti dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve (che a dicembre dovrebbe però fare un altro taglio di 25 pb).
Al tempo stesso, per il Canada la battaglia dei dazi che vuole intraprendere Trump è un ulteriore danno, visto che rischia di colpire le esportazioni canadesi. Queste ultime sono peraltro già gravate dal calo dei prezzi del petrolio, principale prodotto esportato.
Questo scenario sta gravando sul dollaro canadese, con il cambio che viaggia verso 1,40, aggirandosi ancora sui massimi di 2 anni.
Un piccolo sollievo alla valuta nordamericana arriva dalla resilienza mostrata dall’economia canadese (la disoccupazione è stata inferiore alle attese e l’ultimo PMI segnala espansione) che ha limitato l’entità attesa dei tagli a parte della Bank of Canada, rafforzando la valuta.