Dopo un periodo molto complicato il petrolio si è rialzato nell’ultima settimana, che si è conclusa con un guadagno superiore al 5%. Ciò permette al prezzo di e di riportarsi oltre la soglia dei 70 dollari al barile.
La spinta alla quotazione del barile arriva dall’escalation di tensione sul fronte russo-ucraino, dopo che Kiev ha lanciato un attacco missilistico con armi di produzione occidentale, innescando la reazione di Mosca che minaccia di usare l’arma atomica. Per quanto riguarda specificamente il petrolio, il rischio è che l’Ucraina prenda di mira le infrastrutture energetiche russe.
Inoltre gli Stati Uniti hanno imposto ulteriori sanzioni alla russa Gazprombank.
Oltre alle questioni geopolitiche (c’è anche il conflitto in Medio Oriente che crea nervosismo), ad aver alimentato i rialzi è il meeting dell’OPEC+ atteso l’1 dicembre. Il cartello potrebbe rinviare ancora l’aumento produttivo a causa di una domanda ancora debole in Cina, malgrado Pechino abbia annunciato nuove misure di stimolo del commercio.
La minore offerta sopravanza quindi la prospettiva di una minore domanda futura, spingendo i prezzi di e (nonostante l’aumento delle scorte di greggio USA, oltre le aspettative degli analisti).
I futures del greggio Brent hanno superato i 75 dollari al barile, il WTI ha nuovamente raggiunto i 71.