Si chiude il mese peggiore di questo 2024 per l’euro, che a novembre ha accumulato una perdita di circa il 3% rispetto al dollaro ().
Dal report sull’inflazione non sono emerse grandi novità. A novembre l’indice dei prezzi è salito al 2,3% (dopo il +2% registrato nel mese precedente), mentre su base mensile i prezzi al consumo segnano un decremento dello 0,3%, in frenata rispetto al +0,3% del mese precedente. L’inflazione core è rimasta stabile al 2,7%, rafforzando le aspettative di ulteriori tagli dei tassi da parte della BCE.
I dati però non chiariscono l’entità della riduzione che potrebbe fare la Eurotower. I policy makers della BCE sono divisi: da un lato le “colombe” spingono per rapide riduzioni verso livelli neutrali, mentre i “falchi” avvertono dei rischi derivanti da un’inflazione persistente e dalle incertezze geopolitiche, soprattutto dopo l’elezione di Trump.
Il ritorno alla Casa Bianca del tycoon ha infatti riacceso i timori di nuovi dazi statunitensi, che impatterebbero sulla già debole crescita dell’Eurozona. A questo questo bisogna poi aggiungere l’instabilità politica in Germania e Francia.
Gli investitori stanno così penalizzando l’euro, che all’inizio di novembre ha toccato i minimi di due anni ( a 1,046) sulla scia delle aspettative di tagli più agggessivia da parte della BCE, nel tentativo di frenare la persistente depressione economica in Europa.