I problemi economici della Cina continuano a preoccupare i mercati e penalizzano lo yuan, che continua ad andare in discesa. Il cambio rompe così il muro dei 73,6, arrivando sui massimi dalla fine del 2007.
L’ulteriore indebolimento dello yuan avviene dopo che la Banca popolare cinese (PBoC) ha mandato un segnale di cambiamento significativo nel suo approccio di politica monetaria, al fine di stimolare l’economia cinese.
La banca centrale ha annunciato infatti che abbasserà i tassi di interesse chiave a breve termine e li utilizzerà per guidare la politica monetaria, invece di puntare direttamente alla crescita del credito per stimolare l’attività economica.
Dalla fine di settembre il tasso primario cinese, quello pronti contro termine inverso a sette giorni, è stato tagliato dall’1,7% all’1,5%, il livello più basso almeno dal 2012, per rilanciare l’attività economica.
Le osservazioni della PBoC sono in linea con la decisione del Politburo cinese di dicembre, di spostare l’orientamento della politica monetaria del paese da ‘prudente‘ a ‘adeguatamente allentato‘. E’ stato il primo cambiamento di questo tipo in 14 anni.
Questo scenario ha innescato nuove vendite sullo yuan offshore, con il cambio che ha infranto la resistenza a quota 7,35, dopo diversi tentativi avvenuti a partire da settembre scorso.
Intanto il rendimento dei titoli di stato cinesi a 10 anni è sceso a circa l’1,6%, toccando un nuovo minimo storico.