Alcune questioni di carattere geopolitico fanno temere una riduzione dell’offerta di petrolio, e così il prezzo continua ad alzarsi e si sta avvicinando sui livelli massimi di 3 mesi, perché
Le sanzioni occidentali potrebbero innescare una calo dell’offerta di petrolio russo e iraniano, e ciò sostiene i prezzi. Queste preoccupazioni hanno stimolato la domanda di petrolio del Medio Oriente, come si è visto nella decisione dell’Arabia Saudita di aumentare i prezzi per l’Asia a febbraio, per la prima volta in tre mesi.
In Cina, lo Shandong Port Group ha bandito dai suoi porti le petroliere sanzionate dagli Stati Uniti, e questo potrebbe limitare l’accesso ai terminali chiave.
Sullo slancio del petrolio incide anche il clima più freddo negli Stati Uniti e in Europa, che ha aumentato la domanda di gasolio da riscaldamento. Si spera anche in un effetto positivo delle misure di stimolo cinesi, che potrebbero alimentare la domanda di petrolio.
D’altro canto però, alcuni dati economici globali (soprattutto l’aumento dell’inflazione dell’Eurozona a dicembre) agiscono da fattori frenanti per la domanda.
Il quadro dei prezzi vede il sui 77 dollari al barile, in avvicinamento ai massimi di tre mesi, mentre il si è allontanato dalla resistenza di 75 dollari al barile, testata con insistenza per alcuni giorni.
I trader tengono inoltre d’occhio anche altri sviluppi geopolitici che potrebbero influenzare il mercato dell’energia, come le politiche dell’amministrazione entrante del presidente eletto Trump.