Non è che ci si attendesse qualcosa di differente da ciò che ha detto, ma comunque le parole di Mario Draghi hanno sempre il sapore della presa di posizione forte. La Bce continuerà con la politica monetaria espansiva, imperniata su quantitative easing e tassi ai minimi, e non c’è alcuna intenzione di modificare la rotta in corsa.
Il governatore della BCE lo dice chiaro e tondo a Berlino, proprio in quella Germania che lo critica in modo feroce. Secondo Draghi non è il momento di cambiare rotta, anzi rilancia: «Rimaniamo impegnati a mantenere un grado molto rilevante di politica monetaria espansiva, necessaria per una convergenza dell’inflazione verso livelli inferiori, ma prossimi al 2%». Proprio quest’ultima affermazione, rimarca ancora una volta l’intenzione di andare avanti anche dopo marzo nel programma di Quantitative Easing, se dovesse servire.
Draghi contrattacca proprio alcune critiche tedesche: «Non ci sono segni che i bassi tassi d’interesse stiano spostando rendite finanziarie dai Paesi più forti verso i paesi più deboli, come spesso viene sostenuto». I tassi bassi «incoraggiano l‘investimento e il consumo, ovvero quello che occorre per far tornare l‘economia al potenziale di crescita».
Inoltre, il numero uno della BCE risponde a un’altra critica giuntagli dalla platea. L’ombrello Bce non è vero che disincentiva i governi a procedere con le riforme, perché «la prova arriva da Italia e Spagna – dice Draghi – dove le riforme del mercato del lavoro sono state realizzate quando i tassi erano già bassi».