I dati macro più recenti sono stati positivi, ma la situazione politica mette tutto in discussione riguardo al futuro del Rand sudafricano. Appena poche settimane fa il mercato aveva segnali sempre più importanti in un’ottica di taglio dei tassi da parte della Reserve Bank of South Africa (RBSA), soprattutto per via di una inflazione tendente al rientro nel target della banca centrale, fissato tra il 3-6%.
Invece lo scorso marzo il tasso è stato confermato al 7%, mentre intanto l’inflazione continua a spingere al ribasso. Mercoledì infatti l’ultimo report sui prezzi al consumo ha confermato che la riduzione dell’inflazione prosegue, visto che il CPI del SudAfrica è sceso a 6,1% mentre la crescita su base mensile è stata sotto il previsto (0,6% contro 0,9%).
Eppure gli investitori stanno alla larga dal Rand, perché quella stessa moneta capace di recuperare il 12,5% contro il dollaro in appena 10 mesi, nelle ultime due settimane ha perso circa il 10%. Infatti la coppia USDZAR, che lo scorso 27 marzo era giunta a quota 12,33, solo una dozzina di giorni dopo ha toccato quota 13,94, mentre in seguito è tornata a planare verso 13,2 (valore di oggi).
Nel frattempo, due agenzie come Standard & Poor’s e Fitch hanno declassato il rating sovrano del paese, e la stessa RBSA ha ipotizzato il rischio di deflussi di capitali in previsione di nuovi possibili declassamenti sovrani.
Tutta colpa di quel fattore tipico che rende le valute minori molto rischiose: l’incognita politica. Quest’ultima si è manifestata con la crisi scatenata dal presidente Jacob Zuma, che ha rimosso dall’incarico il ministro delle Finanze, Pravin Gordhan, insieme ad altri 18 componenti dell’esecutivo. Un grande rimpasto ministeriale che aumenta l’instabilità politica e mette in pericolo la struttura economica del paese.
A sua volta Zuma è soggetto al voto di sfiducia chiesto dalle opposizioni (posticipato sine die per permettere alla Corte Costituzionale di pronunciarsi sul ricorso presentato dall’opposizione per votare la mozione con voto segreto), che a prescindere dall’esito segna un passaggio politico importante, perché pone fine all’unità quasi indissolubile dell’ANC, che alle elezioni municipali dell’agosto scorso ha accusato il peggiore risultato dalla rinascita del Sudafrica dopo l’apartheid.