L’inflazione in Svizzera si muove al rialzo, ma ancora troppo poco. Secondo quanto comunicato dal Bundesamt für Statistik (l’ufficio nazionale di statistica elvetico), i prezzi al consumo nel mese di luglio sono cresciuti dello 0,3% annuo, in linea con le previsioni e con una lieve accelerazione rispetto allo 0,2% di giugno. Su base mensile l’inflazione cala dello 0,3%, dopo la flessione avuta anche il mese precedente.
Continua quindi ad essere un grosso problema la dinamica dei prezzi per la Banca Svizzera. Quest’ultima di recente ha rivisto le proprie stime sui prezzi per gli anni 2018-2019 (per il 2018 era scesa a 0,3%, per il 2019 era scesa al 1%). L’inflazione obiettivo dell’istituto elvetico è al 2%.
La Schweizerische Nationalbank (BNS) ha confermato i tassi al minimo di -0,75%, andando avanti con una politica espansiva che però – a quanto pare – non riesce a spingere granché l’inflazione. Peraltro la BNS non può neppure accelerare ulteriormente questi stimoli all’economia, dal momento che ritoccare al ribasso i tassi farebbe scattare una probabile fuga di capitali.
Sul mercato valutario, il CHF sta perdendo terreno contro l’euro (il cambio è oltre 1,14) e si avvicina a quota 1,15, soglia psicologicamente molto importante già toccata nei giorni scorsi e che rappresenta il massimo annuale (fonte grafica webtrader ).
Rispetto al dollaro () invece la situazione è al momento invariata poco oltre 0,97 (venerdì erano stati toccati i massimi mensili a 0,97264 dopo il dato americano sui Non Farm Payrolls).
Va precisato che il calo del Franco Svizzero è ben visto dalla BNS, ma tuttavia non è una buona notizia il fatto che questo deprezzamento dipenda soprattutto dal comportamento delle altre valute (specialmente l’euro) piuttosto che da dinamiche controllate dalla stessa Banca Svizzera.