Dopo un rally di tre giorni (favorito anche da un dollaro leggermente deprezzato), i prezzi del petrolio WTI e Brent scendono di oltre il 2%, dopo aver toccato i massimi di oltre 6 settimane nelle ore addietro.
Il mercato si avvia quindi a chiudere fiaccamente una settimana, che comunque finisce con un bilancio positivo.
Il scende sotto 67 dollari a barile,mentre il è scambiato poco oltre 63 dollari a barile.
Aprile si chiude comunque con un guadagno notevole per entrambi, tra 6 e 7%. Si tratta del quinto mese sugli ultimi sei ad evidenziare una crescita dei prezzi, a testimonianza che la domanda globale sta tornando ai livelli pre-pandemici grazie alle misure di stimolo fiscale e all’allentamento delle restrizioni in alcuni paesi.
Se una spinta ai prezzi di e è giunta dall’ottimismo sulla robusta ripresa della domanda nella seconda metà dell’anno, a frenare lo slancio ci pensano i timori che un approfondimento della crisi Covid in India (ma anche la recrudescenza in Giappone e Brasile) possa intaccare domanda di petrolio.
Insomma la ripresa c’è, ma è irregolare.
Inoltre si sente il peso dei dati sull’attività manifatturiera cinese, la cui crescita è rallentata ad aprile mancando le attese.
Un altro fattore frenante sono stati i dati EIA sulle scorte, in lievissimo aumento (anziché scendere, come era previsto).
All’inizio della settimana, l’OPEC+ ha mantenuto i suoi piani per un graduale allentamento dei tagli alla produzione a partire da maggio, dopo che il gruppo ha leggermente aumentato la crescita della domanda per il 2021 a 6 milioni di barili al giorno.
L’Opec+ si attende che le scorte globali di petrolio raggiungano i 2,95 miliardi di barili a luglio, al di sotto della media 2015-2019.