Dopo i giorni pesanti che hanno fatto seguito al meeting della FED, per l’ gli ultimi giorni sono stati più stabili.
Il prezzo, che a inizio mese si era riportato in orbita 1900, negli ultimi giorni è rimasto poco sopra il minimo di 7 settimane a quota 1.760 dollari l’oncia, toccato proprio dopo l’ultima riunione della banca centrale statunitense.
Era stata la svolta hawkish della FED a dare una spallata al ribasso alle quotazioni del metallo giallo, che “non va d’accordo” con gli aumenti dei tassi di interesse.
Nei giorni seguenti però, proprio i commenti di Powell e di diversi funzionari della FED, hanno però stemperato questi timori e consentito all’ di galleggiare senza andare a fondo.
In ultimo, i dati economici sul lavoro Usa hanno mostrato segnali di rallentamento della ripresa, il che dovrebbe allontanare la stretta monetaria e dare ulteriore fiato all’oro.
Si è così innescato un movimento laterale, che ben rappresenta la situazione di attesa degli investitori e l’incertezza della battaglia tra tori e orsi.
Va ricordato però che questi fattori che avevano portato al rialzo dell’ durante lo scorso – stampa di denaro e spesa fiscale – continuano ad esserci. E il rischio inflazione è sempre un volano importante per le quotazioni del metallo giallo. FED permettendo.
