Il valzer dell’euro rispetto al dollaro, porta la valuta unica ancora una volta a compiere un passo indietro dopo uno avanti. E alla fine il cambio staziona attorno l’orbita 1,19.
Questo significa che il cambio si avvia a chiudere il mese di giugno con una perdita che al momento si aggira attorno al 2%.
I passi indietro sono riconducibili tutti alla svolta a sorpresa della Federal Reserve, che nel suo meeting ha anticipato i tempi della stretta al 2023 (anche se c’è chi la ipotizza anche prima), anche se in seguito il numero uno Powell ha cercato di stemperare un po’ i toni hawkish.
Nel frattempo, le speranze di una solida ripresa economica in Europa hanno fornito un certo sostegno alla valuta unica, anche se spaventa l’aumento dei casi di variante Delta, che potrebbe vanificare alcuni sforzi fatti finora e limitare la ripresa dei prossimi mesi.
L’indicatore di fiducia dei servizi nell’area Euro è aumentato a 17,9 punti, livello più alto dall’agosto 2007 e superiore alle aspettative. Il morale dei consumatori si conferma ai massimi di 3 anni e mezzo, il sentiment dell’industria raggiunge un livello record storico di 12,7 a giugno, mentre il sentimento economico dell’Eurozona raggiunge il massimo da 21 anni. Infine l’indicatore del sentimento economico dell’Eurozona a 117,9, il più alto da quando un massimo storico di 118,2 è stato raggiunto nel maggio 2000.
Dal punto di vista tecnico, il cambio continua a patire la solidità del livello di resistenza a 1.1915, testata nuovamente come resistenza la trend line di lungo periodo.
Sul lato inferiore bisogna invece tenere d’occhio quota 1,1850, un’area di supporto significativo in precedenza, che ove mai fosse violato aprirebbe gli scenari a ribassi anche importanti.